La presenza delle imprese italiane sui mercati esteri rima- ne ancora prevalen- temente legata al tradizionale modello di interscambio di beni e servizi. Per vincere nell’arena competitiva globale le aziende con vocazione transnazionale dovranno andare oltre la consueta formula di import/export e assumere forme di collaborazione più moderne, come accordi e partnership internazionali o intraprendere investimenti diretti esteri e trasferimenti di capacità produttiva. Queste forme di internazionalizzazione sono la carta vincente nelle future strategie aziendali.
Perché internazionalizzare? L’avvio del processo di internazionalizzazione di molte imprese ha coinciso con la saturazione del mercato domestico e l’intensificazione della competizione tra prodotti nazionali. La scelta dell’internazionalizzazione, se talvolta è determinata dal caso e vissuta come un’opportunità di breve periodo, molto più frequentemente rappresenta una necessità per quelle imprese che, in possesso di competenze distintive, vedono restringersi i mercati interni e sono indotte ad ampliare il ventaglio geografico dei mercati per garantire lo spazio vitale necessario per continuare a essere competitive.
Pensiamo alle imprese del settore moda: l’ingresso di combinazione economiche straniere molto competitive ha profondamente modificato la loro situazione concorrenziale costringendole a rivedere i propri piani strategici. Di fronte a questa ipercompetività molti imprenditori si sono trovati di fronte a una biforcazione che poteva portare alla marginalità o alla crescita tramite l’internazionalizzazione.
Molti hanno “scelto” questa ultima strada. Le motivazioni che conducono molti imprenditori a spingersi verso l’esterno non sono quindi ascrivibili solo a mero intento speculativo di breve periodo basato sullo sfruttamento di specifiche situazioni locali ma, al contrario, sono sostenute da un orizzonte temporale ampio.
Internazionalizzazione: una possibilità per le PMI ?
Le aziende di piccole medie dimensioni nel momento in cui decidono di intraprendere il percorso di internazionalizzazione si trovano di fronte vincoli specifici, basti pensare al fattore dimensionale e alle minori risorse manageriali e finanziarie.
Ma la difficoltà legata alla piccola dimensione ha di fatto perso il suo significato con l’emergere di una grande varietà di situazioni che vanno dagli accordi alle reti d’impresa che hanno permesso di superare la logica che vedeva la piccola impresa esclusa dalla possibilità di internazionalizzazione. In particolare sono molto promettenti gli sviluppi delle reti aziendali: non più imprese singole si affacceranno al di fuori dei confini nazionali ma sistemi di imprese funzionanti in networking.
La competizione strategica sui mercati internazionali non deve essere lasciata solo all’abilità delle singole imprese, ma deve coinvolgere tutti gli attori del processo di internazionalizzazione: le imprese, le istituzioni, le banche, i mercati finanziari. Purtroppo invece possiamo constatare che, a fronte di una crescita dell’economia globale, non si è avuta una corrispondete evoluzione delle istituzioni
internazionali.
Dobbiamo convincerci di una cosa: è necessario che le istituzioni si muovano all’unisono con il sistema produttivo, in quanto una cosa è limitarsi a fare import-export, un’altra è espor-tare anche l’impresa; in questo caso ci vuole coordinamento e comune collaborazione.
Dott. Filippo GILETTO
mobile: 338.91.92.634
e-mail:
Questo indirizzo email รจ protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.